80mila casi alla settimana e 10 milioni di casi in tutto. Un vero e proprio boom per l’influenza autunnale: ecco con che sintomi si presenta e come possiamo curarla
Sta arrivando. Anzi, è già arrivata. L’influenza autunnale spaventa. Spaventa perché in Italia, sebbene, formalmente, la pandemia da Covid-19 sia finita, i casi di Coronavirus sono in grande crescita. I due virus, proprio in queste settimane, potrebbero quindi sovrapporsi: ecco come riconoscere l’influenza autunnale e come intervenire.
Il Covid-19 è al momento assolutamente gestibile. È vero che i casi sono in aumento, ma gli esperti sottolineano come si tratti di un virus ormai molto depotenziato e, quindi, molto più gestibile. Un virus che solo in rarissimi casi ha complicazioni gravi. Ma non bisogna abbassare la guardia, anche perché il virus venuto dalla Cina ha dimostrato già di saper cambiare rapidamente e di saperci sorprendere. Ovviamente, fondamentale è la diagnosi corretta, dato che proprio in queste settimane stiamo assistendo a un vero e proprio boom dell’influenza autunnale.
80mila casi alla settimana e 10 milioni di casi in tutto. Non sono affatto confortanti i numeri che arrivano dagli esperti circa la diffusione dell’influenza autunnale. Una problematica che, come detto, potrebbe andare a sommarsi ai contagi da Covid-19, ancora alti nel nostro Paese. Spesso con sintomi anche sovrapponibili tra i due virus.
I sintomi dell’influenza autunnale
Secondo quanto sostenuto dagli esperti che stanno monitorando la situazione i sintomi più comuni sono mal di gola, tosse, raffreddore, ed anche disturbi gastrointestinali, dalla nausea al vomito. In generale, si parla di febbre oltre i 38 gradi, almeno un sintomo generale e almeno un sintomo respiratorio. Come facilmente intuibile, sintomi che abbiamo imparato ormai a conoscere in questi anni di pandemia da Covid-19.
Come intervenire? Lo chiedono molti cittadini già colpiti dal virus o che temono possa colpirli in questi giorni in cui, con l’avvento del primo fresco, si sta molto di più in luoghi chiusi dove (anche questo, ahinoi, lo abbiamo imparato con la pandemia) il contagio è estremamente più probabile.
La buona notizia è che comunque la malattia raramente supera i 5 giorni, anzi, quasi sempre rimane sotto quella soglia e può essere trattata con una automedicazione (magari concertata col medico curante) e l’uso di farmaci sintomatici che possano attenuare i disturbi, come la febbre e i dolori articolari o i problemi di natura respiratoria e intestinale.