Espressione molto usata per indicare qualcuno che vuole trovare l’origine della situazione in cui si trova, ecco realmente a cosa fa riferimento
Le espressioni che quotidianamente usiamo sono, molto spesso, frutto di un apprendimento inconsapevole che viviamo fin dal primo giorno di vita. L’ambiente in cui siamo inseriti e le persone con cui ci frequentiamo ogni giorno sono fonte di ispirazione, sia consapevole che non, di modi di dire e modi di fare, modelli comportamentali che facciamo nostri senza neanche renderci conto.
Proprio per questo motivo, quindi, spesso ci troviamo a fare riferimento ad ambienti e situazioni magari non vissute in prima persona, ma che ci suonano famigliari nei modi di dire. La frase “non farti infinocchiare“, di uso comune per suggerire a qualcuno di non cadere nel tranello che ha davanti, fa riferimento a un’usanza di derivazione medioevale, quando il vino cattivo veniva aromatizzato con il finocchietto selvatico per coprirne l’odore.
“Trovare il bandolo della matassa” è un’altra delle espressioni che ci suonano famigliari e che pronunciamo spesso e volentieri per indicare una situazione intricata di cui, per comprenderla e risolverla, è necessario trovare l’origine. Ecco da cosa nasce.
Il bandolo della matassa: l’origine umile
Sebbene sia facile comprendere l’origine dell’espressione, che si rifà al lavorare la lana con gli aghi, in realtà i dettagli sono importanti. Il bandolo, infatti, è il capo iniziale o finale della matassa, attorno al quale il filo viene via via arrotolato per creare poi l’iconica palla di lana. Lavorando con i ferri, il gomitolo si disfa da solo, rilasciando alle mani che stanno lavorando man mano il filo di cui ha bisogno.
Capita, però, che le matasse si ingarbuglino e che nodi e confusione rallentino il lavoro a maglia. A questo punto, per poter sistemare il problema, è necessario dipanare ogni arricciatura e trovare, appunto, il bandolo della matassa: solo quando lo si troverà, si potrà ricostruire il corretto andamento del filo.
Sempre all’ambiente artigianale della produzione di lana e filati fa riferimento l’espressione “perdere il filo“. Quando si perde il filo, cucendo o creando qualcosa con le proprie mani, il lavoro si ferma: fino a che non si ritrova, infatti, non si può procedere. L’espressione “ho perso il filo” indica proprio una condizione di stallo causata da fattori esterni, come il caso e la sorte.
La lingua italiana è ricca di espressioni che richiamano a un ambiente artigiano, contadino e in generale semplice. Le nostre origini, infatti, affondano le proprie radici in questi mestieri, che oggi ci hanno lasciato in eredità manufatti preziosi e modi di dire artistici.