Triste vicenda quella che ha coinvolto un amatissimo cantante italiano. Dopo lo sparo, la situazione è ben chiara: non si può fare niente
La tristezza e la disperazione sono luoghi oscuri che solo chi li ha provati può raccontarne l’esperienza. Non c’è successo o carriera da sogno che possa proteggere da questi mali: la mente è complessa e l’equilibrio psicologico è estremamente labile, per qualunque persona o carriera.
Quante volte, per esempio, ci siamo stupiti di fronte alla notizia del suicidio di noti cantanti o attori, o ancora comici. Quando accadde ad Avicii, per esempio, l’intero mondo della musica era sconvolto: un ragazzo così talentuoso e così pieno di successo strappato via da un male che nient’altro è se non la depressione più profonda.
Anche a un amatissimo cantante italiano è accaduta la stessa cosa. Il destino ha voluto che quel proiettile si conficcasse in un punto che non ne ha causato la morte, ma le sue parole sono chiare e altrettanto chiaro era il suo volere: desiderava porre fine alla sua vita.
Era l’estate del 1963 e Gino Paoli, in un pomeriggio, scelse di spararsi nel petto. Lui stesso ne ha parlato, dopo essersi salvato: a suo dire, il suicidio è l’unico modo che l’uomo ha per scegliere per sé stesso una delle cose più importanti, la morte. “Non scegli di nascere, né di amare, né di morire. Il suicidio è l’unico arrogante modo dato all’uomo per decidere di sé stesso“, disse, ammettendo poi di essere lui l’esempio che questo, a volte, non basta.
Il proiettile che si sparò nel petto gli bucò il cuore e si conficcò in un angolo in cui ancora oggi giace. Gino Paoli in quel momento si trovava a casa sua da solo, senza sua moglie. Il momento era di forte crisi e il gesto voleva porre fine a una sofferenza che si protraeva ormai da tempo: nonostante il proiettile gli bucò il petto, in realtà non gli perforò il miocardio e rimase conficcato nel torace, senza quindi intaccare gli organi vitali. Numerosi medici ne studiarono il caso, concludendo tutti che rimuovere il proiettile è del tutto impossibile poiché sarebbe un estremo rischio per il cuore. Nonostante quindi Gino Paoli viva con il corpo estraneo nel torace, non ne ha mai avuto conseguenze.
Dopo l’evento, che lo costrinse a vivere ancora, Gino Paoli raccolse tutte le proprie rimanenti energie e provò a ricominciare. Oggi ringrazia quell’episodio, poiché nella disgrazia si sente fortunato ad aver avuto una nuova opportunità: la sua vita travagliata, infatti, ha saputo ritrovare la strada dopo il drammatico evento e la sua sensibilità ne garantisce un racconto profondo e delicato.