Il confine tra lavoro e sopravvivenza quanto può essere sottile? Un corriere Amazon sarebbe morto a causa del troppo lavoro, ma come stanno realmente le cose?
Sappiamo bene come Amazon sia diventato ormai il simbolo dell’e-commerce per eccellenza, malgrado il brand cinese Shein dal canto suo stia rosicchiando sempre più clienti soprattutto negli Stati Uniti all’azienda di Seattle. Fatto sta che non esisterebbe un’esperienza di acquisto digitale per come la conosciamo noi senza il colosso di Jeff Bezos.
Il problema, però, è quello che ruota attorno all’azienda ormai da anni. E uno dei drammi più comuni quando si parla di malsane politiche di lavoro riguarda proprio i corrieri di Amazon e dei massacranti turni di lavoro. Ora, però, che è morto a Ortona, in Abruzzo, un corriere ci si chiede se sia colpa proprio di Amazon. Ma facciamo un passo indietro.
Domenica, come sempre, il 41enne Franco D’Alessandro, stava consegnando i pacchi di Amazon sul suo furgoncino Futura, l’azienda di trasporti per cui lavorava come corriere. Su Novanta pacchi all’ora di pranzo, ne aveva consegnati circa una quarantina. Insomma, la giornata di lavoro era ancora abbastanza lunga. Eppure, è proprio ora che accade l’impensabile.
Ben presto Franco si è ritrovato a dover consegnare un pacco percorrendo un sentiero sterrato misto a fanghiglia. Franco ha provato a guidare, ma il mezzo è finito in un fossato. Non gli restava altro da fare, se non contattare in questi casi di emergenza l’azienda. Quando sono arrivati i soccorsi mezz’ora dopo, però, Franco era già morto.
Non è ben chiaro cosa abbia causato il malore, tuttavia l’agitazione causata dalla situazione, trovarsi in un posto sperduto da solo e impanato, e dalla rassegnazione di un calo della produttività giornaliera che avrebbe impedito a Franco D’Alessandro di consegnare tutti i pacchi della giornata, è stato un mix letale per chi vive da precario e con un contratto prossimo alla scadenza, in un loop di assunzioni continue da un’azienda logistica all’altra.
Motivo per cui, la Usb – Unione sindacale di base – di Abruzzo e Molise ha lamentato come “morire lavorando non è più una notizia in Italia, con già oltre mille morti quest’ anno, e l’Usb non ritiene che siano frutto della cattiva sorte, ma una conseguenza di controlli preventivi assenti, un sistema di lavoro basato su ritmi frenetici ed una legislazione inadeguata alla gravità della situazione”. La morte di Franco D’Alessandro, infatti, si somma alle tante altre che accadono ormai quasi quotidianamente sui posti di lavoro, incapaci di garantire sicurezza e stabilità, due aspetti fondamentali per lavorare al meglio e con serenità.
Amazon, però, chiamata in causa ha risposto indirettamente in una nota, spiegando come in realtà l’azienda abbia a cuore la sicurezza del proprio personale, tanto da mettere a disposizione dei lavoratori “una tecnologia di pianificazione delle rotte che prende in considerazione diversi fattori per determinare quante consegne un autista possa effettuare in sicurezza”. E forse novanta, a priori, è un numero davvero eccessivo.
Articolo di Karola Sicali