La crisi energetica sta producendo numerosissime conseguenze e tra queste potrebbero venire a mancare alcuni prodotti considerati fino ad ora di facile reperimento. Ecco cosa potrebbe succedere.
Il problema energetico si sta traducendo in una impennata esponenziale dei prezzi al consumo di luce, gas, petrolio, e a cascata di tutti i generi alimentari e non solo. Di fatto l’indice di inflazione sta conoscendo livelli difficilmente raggiunti prima d’ora. Al contempo i salari e le pensioni degli italiani rimangono fermi al palo e tutto quello in cui si può sperare è rappresentato da qualche bonus e, ovviamente, dalla discesa dei prezzi.
Adesso, però, la questione non riguarda più solo i prezzi maggiorati, bensì il reperimento stesso di alcuni prodotti. Qualche avvisaglia si era già notata nei supermercati a proposito della quantità dimezzata di determinati alimenti o bevande. Un esempio plastico è l’olio di girasole, la cui produzione vede il suo baricentro in Ucraina. Ma c’è di più: secondo alcune analisi si aprirebbe davanti a noi uno scenario in cui a rischio sarebbero ora numerosi prodotti di uso comune, la cui reperibilità era stata data per scontata. Proviamo a capirne di più nel dettaglio.
Sull’imminente possibilità di vedere scomparire nei supermercati alcuni prodotti, ne ha parlato l’esperta di indagini di mercato Myriam Qadi. La studiosa ha rilasciato alcuni commenti alla rivista francese 60 Millions de Consummateur.
Secondo la Qadi sarebbero innanzitutto 4 le cause che porterebbero alla carenza di alcuni cibi:
– Raccolti disastrosi;
– Conseguenze del confinamento attale o recente nei paesi esportatori;
– Interruzioni commerciali tra fornitori e distributori;
– Guerra in Ucraina.
Fatta questa premessa, l’esperta è poi passata a parlare degli oli:
“Con l’aumento dei prezzi e nell’incertezza sull’esito della guerra, molte famiglie hanno acquistato beni di prima necessità. Il tasso di disponibilità tipico per gli oli, come la maggior parte degli alimenti di base, è di circa il 97%. A maggio siamo scesi al 74%, il che significa che gli oli sono stati trovati in tre quarti dei negozi. All’inizio di luglio, questo tasso è salito all’89%”.
Ancora la Qadi ha però rassicurato sul fatto che questo tipo di prodotti non scomparirà dal commercio, potendo contare su importanti scorte precauzionali; ma ci saranno delle flessioni in concomitanza del fine settimana. I prodotti che invece sono fortemente a rischio – continua la consulente di mercato – sono gli amidi, le semole, la pasta e le farine. In questo gioca un ruolo precipuo non solo la guerra ma anche il tema delle materie di imballaggio.
“ Ad esempio, i concentrati di agrumi o le bevande refrigerate risentono di problemi con gli imballaggi in cartone e alluminio” – ha ripreso Myriam l’esperta. E questo spiegherebbe anche perché i contenitori siano diventati difficili da reperire ed anche più costosi.