In una recente intervista al Corriere Chiara Giordano ha parlato dell’addio a Raoul Bova e di come sia cambiata grazie alle relazioni successive.
C’è voluto del tempo prima di razionalizzare, di capire gli errori commessi, di individuare le ragioni che l’avevano portata non solo ad una conclusione burrascosa di un matrimonio, ma anche a non avere coscienza di sé stessa. Per venire a capo della sua vita, Chiara ha avuto bisogno dell’aiuto di una professionista: “Grazie a una brava psicologa, ho lasciato andare la rabbia in fretta. Il dolore è durato sei, sette anni”.
Insieme alla terapeuta ha compreso che non solo non poteva essere perfetta come aveva sempre cercato di essere, ma proprio darsi lo spazio di sbagliare le avrebbe concesso la libertà. Un altro passo compiuto è stato quello di comprendere che il giudizio degli altri non doveva essere vincolante: prima infatti si privava di vivere esperienze e di assecondare i desideri perché si fermava a pensare a cosa avrebbero pensato di lei in quanto moglie e mamma:
“Mi sono iscritta a un corso di ballo, una cosa mai pensata, perché magari non stava bene che ballassi. Perché ero una mamma, una moglie, non avevo ancora scoperto di poter essere anche una donna. La cosa bella di una sala da ballo è che è piena di specchi, quindi, tu cominci a guardarti e il ballo è un gioco di ruolo meraviglioso”.
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Per fortuna, come in un film, quando si sono rincontrati Andrea era ancora libero e disponibile a conoscerla: “Rivederlo è stato proprio bello. Non sapevo quanti anni avesse, perché quando balli, comunichi con altro: sono energie che si incontrano. E la differenza di età è un peso se c’è differenza di esperienze, ma se io parlo e tu mi capisci, non si sente”.