La gelosia infantile si presenta sempre quando si è in attesa del secondo bambino, ma quali sono i metodi per affrontarla al meglio? Scopriamolo insieme
A prescindere dall’essere grandi o piccoli, la gelosia è un sentimento che prima o poi ci toccherà in prima persona, anche attraverso terzi. Anche i bambini la provano, soprattutto quando la mamma è in attesa di una seconda gravidanza.
In questo caso parliamo quindi di gelosia infantile. Nel primogenito si instaura una paura e un’insicurezza tale, da credere di non essere più protetto e amato dai propri genitori.
Il timore che il fratellino che nascerà, sarà il protagonista della famiglia e oggetto di coccole e attenzioni, soprattutto da parte della mamma, lo porterà a sentirsi insicuro e ad innescare in lui determinati atteggiamenti
Leggi anche-> È vero che bere birra, attira le zanzare?
Gelosia infantile: le cause
La gelosia da parte dei bambini può capitare a qualsiasi età, ma soprattutto nel periodo di età che va dai 18 mesi ai 3 anni. È in questo periodo infatti che una coppia decide di avere un secondo figlio.
All’età di 3 anni, un bambino è bisognoso di attenzioni che, con l’arrivo di un altro figlio, vanno a scemare ma non per mancanza di volontà da parte dei genitori, ma per una questione di pratica.
Ed è per questo motivo che il bambino inizia ad avvertire una sorta di paura e repulsione per il nuovo arrivato. Inoltre, possono aumentare i capricci, non mangiare più da solo, né dormire e soprattutto dispettoso e capriccioso.
Gelosia dei bambini: come affrontarla
Spesso tra bambini piccoli nascono diverbi e litigi per via della gelosia. Il ruolo dei genitori, in questo caso, si fa ancora più difficile, perché devono gestire al meglio la situazione, con il giusto equilibrio.
La cosa migliore da fare è il dialogo, parlare con i bambini tanto e sempre, le parole si infilano lì dove le punizioni o i gesti non arriveranno mai.
Se il bimbo primogenito è geloso, va compreso ma non per questo continuare a lasciargli avere il medesimo atteggiamento. Bisogna stimolarlo a comportarsi bene, mostrando attenzioni per le cose che fa e elogiandolo quando serve.
Soprattutto è importante, coinvolgerlo in attività comuni di famiglia, come lavoretti e disegni, per fargli capire che non sarà mai escluso.