Gué Pequeno è considerato uno degli esponenti più in vista del rap italiano: artista eclettico, originale e esempio per molti che desiderano seguire la sua strada, Gué ha saputo affermarsi in un universo musicale non a tutti comune e ha reso il rap un mood popolare e non più solo per pochi eletti. Insieme a Salmo Pequeno ha segnato il cambiamento del rap affermando l’originalità del genere musicale a cui fa riferimento.
Molto geloso della sua vita privata difficilmente Pequeno si lascia andare nel raccontare il suo passato, eppure lo scorso anno in occasione del debutto del suo nuovo lavoro ha rilasciato un’intervista a Vanity Fair a cui ha parlato sia dei suoi progetti professionali che della sua infanzia, ma anche dei rapporti con le donne, della droga e della sua malattia. In particolare il rapper non ha esitato a parlare della patologia che affligge il suo occhio sinistro la ptosi palpebrale, un malessere con cui oggi convive serenamente considera il suo segno distintivo:
“Da piccolo ero timido, mi prendevano per il cu.. ma non è stato un trauma.” Pequeno ha poi spiegato che è molto contento quando dei genitori gli chiedono informazioni sulla sua patologia, è fiero di poterli consigliare al meglio aiutandoli a sostenere il loro figli in un momento particolare della crescita dove avere il ptosi palpebrale potrebbe essere un motivo di presa in giro da parte degli altri: “Ho un rapporto sereno con questo problema. Non mi sono mai preoccupato di correggerlo, perché secondo me è il mio segno distintivo. Spesso ricevo messaggi da parte di madri di bambini che hanno il mio stesso problema, mi chiedono consigli, ma io a loro dico sempre che va bene così.”
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Gué Pegueno ha anche spiegato in alcune occasioni pubbliche com’è il suo rapporto con la politica e perchè nei suoi testi preferisce non farsi coinvolgere in modo esplicito. Il rapper rivendica il suo diritto di raccontare storie e non di mostrarsi impegnato e alternativo, non è un ruolo che gli si addice nonostante in questi ultimi anni è considerato un modo per emergere:
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“Ora come ora funziona fare gli impegnati e gli alternativi. Io ho sempre preferito raccontare le cose che vedo e che so, magari parlo anche io di politica tra le righe o attraverso l’utilizzo di metafore, se non tutti capiscono, pazienza.”