Bufera in casa Rai per la trama di alcuni episodi delle serie che in queste settimane hanno tenuto il pubblico da casa con il fiato sospeso. Nel mirino del ciclone troviamo Che Dio ci aiuti, Mina Settembre e Lolita Lobosco per via della trama di alcuni episodi nel quale si racconta di finti stupri usati per un doppio fine. L’accusa? Quella di sminuire un tema importante e non incentivare così le donne a denunciare un fatto così importante.
In queste settimane non si è fatto altro che parlare del grandissimo successo ottenuto dalle tre serie sopracitate le cui trame hanno catturato il pubblico da casa. Mina Settembre e Lolita Lobosco sono due personaggi appena nati e due donne molto forti che devono fare i conti con un lavoro duro e una vita sentimentale frammentata, con annesse problematiche legate alla famiglia.
Che Dio ci aiuti tiene compagnia al pubblico da sei stagioni, e si tratta del racconto della vita di un gruppo di ragazze nel convento e Suor Angela sempre pronta ad aiutare il prossimo, anche quando si tratta di fatti giuridici che spesso coinvolgono anche Nico, suo braccio destro nelle indagini. Eppure, in tutte le tre serie vi sono delle puntate in cui si parla di ‘stupro simulato’.
Ebbene sì, a far notare la cosa è stato il sito Aestetica Sovietica e a commentare nell’immediato anche il segretario della Commissione alla Vigilanza della Rai che in tweet scrive come su tale, e imperdonabile, ripetizione della trama vengono chiesti, insieme alle donne del CDA a chiedere dei chiarimenti.
Ad approfondire la tematica in questione è stata anche la redazione di FanPage, dove viene fatto riferimento agli episodi 10 di Mina Settembre, dove una ragazza diciottenne finge uno stupro dal suo ginecologo perché intimata dalla datrice di lavoro a non denunciare l’abuso subito da un cliente; il primo episodio di Lolita Lobosco, dove una donna denuncia il suo datore di lavoro, un piano messo ad hoc dalla moglie dell’uomo che vuole liberarsi di lui per vivere l’amore alla luce del sole con il suo amante, un piano orchestrato perfettamente con tanto di simulazione di aggressione attraverso delle percosse concordate in precedenza.
Infine, c’è il diciottesimo episodio di Che Dio ci aiuti dove la sorella di Nico simula uno stupro da parte di un professore per difendere la memoria di un’amica violentata anni prima e per il quale ha provato a cercare così giustizia e fermare così l’uomo.
A rispondere alle polemiche in questione, attraverso la redazione di FanPage, è stata Silvia Leuzzi sceneggiatrice di Che Dio ci aiuti 6:
“Ho appreso della polemica, ci tengo a precisare che non ho avuto modo di vedere i casi raccontati nelle altre fiction. Nel nostro caso, però, non era un finto stupro e basta. Si trattava di una storia ispirata a un romanzo di McEwan. Da lì, abbiamo tratto questa dinamica di una donna che denuncia uno stupro per conto di un’amica. È vero che la nostra protagonista, all’inizio della storia, simula uno stupro, ma lo fa per riscattare un’amica che è stata veramente violentata, ma non ha avuto la possibilità e il coraggio di denunciare il professore. È una bugia a metà. Il fatto è veramente successo nei termini in cui lei lo racconta. Miriam dà voce a una donna che non può più parlare. Il messaggio voleva essere proprio questo: dare voce anche a chi la voce non ce l’ha più”.
La replica in questione, fatta dalla Leuzzi si conclude poi con la seguente spiegazione: “Nella serie Che Dio ci aiuti siamo molto attenti alla rappresentazione delle donne. Cerchiamo sempre di uscire dagli stereotipi, di portare dei messaggi positivi. Credo che questo sia sotto agli occhi di tutti. Anche nel caso da noi raccontato, per quanto la protagonista lo faccia a fin di bene, alla fine ritira la denuncia e ammette di non avere davvero subito una violenza”.