Nuova bufera per Berlusconi per via di ciò che sarebbe successo con lo chef Giacomo Canale. L’uomo, infatti, l’ha citato in giudizio per via di un contratto lavorativo finito con un licenziamento e per il quale chiede le indennità arretrate.
Giacomo Canale, dunque, avrebbe trascorso molti anni insieme alla famiglia Berlusconi ma secondo quanto sostenuto dall’uomo e dal suo avvocato, avrebbe svolto il suo lavoro con contratti di mansioni che non avevano nulla a che fare con il suo mestiere di cuoco.
Sembrerebbe, infatti, che secondo i contratti firmati dall’uomo le mansioni che questo avrebbe dovuto ricoprire andavano da falegname di cantiere, marinaio sullo yacht ecc… e adesso lo chef Canale è anche pronto a trascinare il cavaliere in tribunale.
A lanciare la notizia è stato anche il quotidiano La Nazione, dove viene spiegato come i rapporti lavorativi tra Giacomo Canale e la famiglia Berlusconi cominciano nel 1994 quando lo chef era ancora minorenne e studente alla scuola alberghiera e qui resterà finché il Cavaliere non deciderà di vendere la barca dove questo prestava servizio-
Nel 2007 arriva per Giacomo Canale una nuova chiamata di lavoro da parte di Berlusconi, ma questa volta per un incarico nel yacht del figlio Pier Silvio, secondo quanto ricostruito anche dall’avvocato che segue lo chef Claudi Galli.
Il tutto continua poi fino al 2010 stringendo un rapporto fiduciario con il figlio di Berlusconi, Pier Silvio, un qualcosa che gli avrebbe permesso di diventare così il cuoco fella famiglia fino al 2018 nel castello di Paraggi dove questo vive con la moglie e i figli, e dove il Cavaliere si reca per ricorrenze e weekend.
Giacomo Canale, quindi, ha citato in giudizio Pier Silvio Berlusconi chiedendo 700mila euro di retribuzioni non versate, motivo per cui il Vicepresidente di Mediaset il prossimo 16 marzo dovrà comparire davanti al giudice del Tribunale di Genova,
Claudio Lalli, difensore dello chef Giacomo Canale, secondo quanto riportato da La Nazione, in merito alle attività svolte dal cuoco ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Il mio assistito non solo doveva procedere alla cottura e preparazione dei cibi ma anche occuparsi dell’approvvigionamento”. L’avvocato continua dicendo anche: “Preparava il tutto per il nucleo familiare che consumava il pasto verso le 15 e la cena alle 22,30 ma anche per i bambini e le 3 baby sitter e, talvolta, per i genitori della signora Toffanin, per la scorta e il personale addetto al castello”.
Sulla base di tale motivazione, dunque, lo chef Canale rivendicherebbe il pagamento dei tanti servizi extra effettuati nell’anno 2010 per i quali sarebbe anche pronto a scendere in campo con vari testimoni come hostess, giardiniere, bodyguard e non solo. L’avvocato Lalli, infatti, conclude con la seguente dichiarazione: “Le ore di lavoro straordinario, i notturni domenicali e festivi nonché le giornate di riposo compensativo non pagate nei periodi in cui lavorava sette giorni su sette”.