Un docente ha pubblicato sui social una lettera aperta di accuse alla tv trash, citando apertamente alcuni personaggi tv.
Insegnante accusa Barbara D’Urso e Alfonso Signorini del decadimento culturale del terzo millennioDa anni a questa parte la tv è additata di essere piena di programmi spazzatura, privi di qualsiasi contenuto culturale o educativo. Si tratta di una realtà, ma è anche vero che tra le varie offerte televisive c’è anche modo di poter scegliere e non è del tutto vero che in televisione ci siano solamente programma privi di qualsivoglia spessore. Così, su due piedi, mi viene da pensare ad Ulisse di Alberto Angela, ai programmi d’inchiesta e approfondimento come Titolo V e Report. Ma anche alla satira di Crozza su La7, alla comicità di spessore di Lundini.
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Il punto è che la televisione non deve solo offrire cultura, ma anche intrattenimento. In questa categoria rientrano un gran numero di programmi, tra questi anche quelli basati sulla comicità demenziale, sui personaggi dei reality e così via dicendo. Offrire tutto ciò che può piacere alle persone non è dunque un demerito, ma una copertura più ampia possibile che abbraccia dunque tutti i possibili interessi del telespettatore.
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Il lungo preambolo serve a contestualizzare la lettera aperta di accuse che un docente ha scritto sulla propria pagina Facebook e che in pochissimo tempo è diventata virale. L’insegnante si è scagliato apertamente utilizzando la formula de J’accuse di zolaniana memoria contro i principali conduttori di Mediaset, mettendo nel calderone i massimi esponenti di quella che ritiene solamente tv spazzatura: Barbara D’Urso, Alfonso Signorini, Alessia Marcuzzi e Maria De Filippi.
Nella pubblica accusa del docente si legge innanzitutto: “Barbara D’Urso, Maria De Filippi, Alfonso Signorini, Alessia Marcuzzi e tutta la schiera della vostra bolgia infernale… io vi accuso. (…) Voi, con la vostra televisione trash, i vostri programmi spazzatura, i vostri pseudo spettacoli artefatti, falsi, ingannevoli, meschini, avete contribuito in prima persona e senza scrupoli al Decadentismo del terzo millennio che stavolta, purtroppo, non porta con sé alcun valore ma solo il nulla cosmico”.
Sebbene sul contenuto dell’accusa, ovvero che molti programmi condotti da questi professionisti della televisione non propongano contenuti di spessore, c’è poco da obbiettare. Tuttavia è possibile contestare la conclusione a cui il docente giunge nel suo trimetro giambico contro la tv odierna, questo infatti scrive:
“Rappresentate l’umiliazione dei laureati, la mortificazione di chi studia, di chi investe tempo e risorse nella cultura, di chi frustrato abbandona infine l’Italia perché la ribalta e l’attenzione sono per i teatranti dei vostri programmi. (…) Io vi accuso, dunque, perché di tutto ciò siete responsabili in prima persona. Spero nella vostra fine professionale e nella vostra estinzione mediatica, perché solo queste potranno essere le giuste pene per gli irreparabili danni causati al Paese”.
Appare infatti semplicistico oltre ogni modo addossare le colpe dell’appiattimento culturale moderno solo ed esclusivamente alla televisione e ai programmi spazzatura. In primo luogo perché il compito formativo è principalmente delle scuole e degli insegnanti, in secondo luogo perché in questo modo si sottintende che l’adolescente, o il ragazzo in generale, sia un essere non pensante, un’entità incapace di discernere ciò che è buono da ciò che non lo è. Come tutte le semplificazioni e le riduzioni, insomma, l’accusa dell’insegnante è incompleta ed evidenzia solo una parte di un problema che è molto più complesso e stratificato.