I dati del venerdì sull’andamento della pandemia cambiano il regime Lombardia, Piemonte, Calabria, Liguria e Sicilia
Erano attesi i dati di venerdì 27 novembre per capire quali regioni avrebbero cambiato colore, ovvero sarebbero passate ad un regime meno severo. Già da diversi giorni con la curva dei contagi che flette, un RT, ossia un indice di trasmissibilità, in diminuzione molti governatori chiedevano a gran voce un ‘declassamento’. E’ così è stato: il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato l’ordinanza e da domenica 29 novembre 5 regioni passeranno ad un regime con maggiori aperture.
Queste sono Piemonte, Lombardia e Calabria che diventeranno arancioni, mentre Sicilia e Liguria diventeranno gialle.
I dati esposti oggi confermano una situazione in miglioramento, segno che le misure adottate hanno dato i loro frutti: l’indice RT è ora a 1,08 – dove sotto a 1 l’epidemia è considerata sotto controllo – e i ricoveri in ospedale sono in calo per il quarto giorno consecutivo. Numeri che devono spingere a continuare in questa direzione perché l’emergenza è tutt’altro che finita.
Il monito infatti è quello di non abbassare la guardia. E questo viene ripetuto ormai da settimane. Perché se è vero che la seconda ondata sta passando, gli ospedali sono ancora in affanno e la conta dei morti è agghiacciante, 827 persone decedute solo oggi. In più ci sono le festività dietro l’angolo che potrebbero essere la causa di nuovi contagi.
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Le regioni che passano da rosse ad arancioni
Ultimo sabato in zona rossa per Lombardia, Piemonte e Calabria. Da domenica 29 novembre queste tre regioni passeranno ad un regime arancione. Restano invece rosse Abruzzo, Campania, Valle d’Aosta, Toscana e provincia autonoma di Bolzano. Queste ultime due dovrebbero passare alle restrizioni arancioni la prossima settimana.
In Lombardia, Piemonte e Calabria dunque da domenica riaprono i negozi, si potrà tornare a muoversi senza bisogno di autocertificazione e da lunedì riapriranno le scuole medie.
“Il comportamento serio dei lombardi tenuto in queste settimane ha consentito di poter ottenere oggi che la Lombardia entrasse nella zona arancione – ha commentato il presidente della Regione, Attilio Fontana, in conferenza stampa – Però non bisogna abbassare la guardia bisogna assolutamente tenere conto che siamo in una situazione in cui il virus c’è ed è ancora pericoloso”.
Da Arancioni a gialle: Sicilia e Liguria
Tornano in una situazione di rischio medio basso Liguria e Sicilia che da domenica 29 novembre diventano gialle. Restano invece arancioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Puglia e Umbria.
Da domenica dunque i cittadini della Liguria e della Sicilia potranno spostarsi dal proprio comune di residenza, i bar e i ristoranti potranno riaprire fino alle 18.
“Un’ottima notizia soprattutto per le categorie economiche più penalizzate: i nostri bar potranno riaprire e anche i nostri ristoranti potranno farlo, per pranzo – ha detto il presidente della Liguria Toti – la guardia resta altissima ma oggi tiriamo un sospiro di sollievo e ci concediamo un sorriso”. Monito dal presidente della Sicilia Nello Musumeci: “Continueremo a lavorare con lo stesso impegno messo in campo dall’inizio della pandemia. Sia chiaro: non è un liberi tutti”.
Rischio alto per 10 regioni
I numeri confortano, ma non bastano. Dall’Istituto Superiore di Sanità ribadiscono che il passare a minor restrizioni non significa ‘liberi tutti’. “L’incidenza è ancora troppo elevata” è l’analisi dei dati settimanali. Nessuna regione può dirsi al sicuro. Sono 10 quelle in cui rimane un rischio alto, ovvero Abruzzo, provincia autonoma di Bolzano, Calabria (condizione non valutabile), Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Puglia, Sardegna e Toscana. Tutte le altre sono a rischio moderato, ma 7 di queste rischiano di diventare a rischio elevato nel prossimo mese.
Dunque anche se le restrizioni diminuiscono dal report dell’Iss si conferma: “la necessità di mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone. È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile”.
La situazione negli ospedali
Il calo dei ricoveri è indubbiamente il dato più importante, quello da tenere sempre sott’occhio per capire cosa sta succedendo. Ma il carico sulle strutture è ancora troppo alto e se non si alleggerisce ulteriormente si rischia il crollo dell’intero sistema sanitario.
A dirlo sono i numeri: “Solo in 5 regioni non si registra un sovraccarico oltre la soglia critica del 30% dei posti letto Covid occupati per le terapie intensive: si tratta di Basilicata, Calabria, Molise, Sicilia e Veneto. Quasi tutte le Regioni hanno una probabilità maggiore del 50% di superare almeno una di queste soglie entro il prossimo mese”.