Ecco chi è la figlia di Anna Marchesini, Virginia Valente figlia dell’indimenticata attrice e Paki Valente
La figlia di Anna Marchesini si chiama Virginia ed è nata nel novembre del 1993. Il papà è Paki Valente, attore pugliese con cui l’indimenticata attrice, scomparsa il 30 luglio 2016, è stata sposata dal 1991 al 1999. Riservata come la madre, si sa pochissimo di Virginia. Non ha un account instagram, né altri social, non circolano sue fotografie e ha rilasciato solo un paio di interviste. All’onore della cronaca invece i dissidi fortissimi con il padre, tanto da essere finiti in tribunale ed è tuttora è in corso un procedimento.
Chi è e cosa fa Virginia Marchesini
La giovane figlia di Anna Marchesini ha oggi 27 anni ed è una scrittrice e una poetessa. Si è laureata in Lettere e Filosofia all’Università La Sapienza di Roma nel luglio 2016, pochi giorni prima che la mamma morisse. Anna era presente il giorno della discussione della tesi della figlia. Ed era enormemente orgogliosa.
Sempre all’Università La Sapienza Virginia ha frequentato un master di Scrittura. Chi la conosce giura che assomiglia tantissimo alla madre sia fisicamente sia caratterialmente.
In un’intervista a Repubblica Virginia ha raccontato: “mi consigliava il silenzio, il raccoglimento creativo, poi quando avevo quattro anni e le dicevo una frase poetica in macchina, lei frenava, s’accostava e prendeva nota su un carnet”. L’amore per i libri – la stessa Marchesini ne ha scritto più di uno nella sua carriera – viene dalla mamma: “Mi ha educato alla moralità, alla lettura era bello, vederla coi suoi studenti. In genere aveva una voce flautata, lasciava che gli altri si sfogassero e poi, calma, manifestando un pensiero, faceva capire tutto con uno sguardo”.
Dopo la morte della mamma Virginia è andata a vivere con dei parenti materni che ne hanno richiesto l’adozione. Il padre Paki Valente ha chiesto un tutore amministrativo per la figlia. Alcune sue dichiarazioni riportate da ‘Il Sussidiario’ fanno supporre che la ragazza sia affetta dalla sindrome di Asperger. “Virginia è speciale, intelligente e so che diventerà una grande scrittrice – avrebbe detto Paki Valente – Ma la storia di Greta Thunberg, la giovanissima attivista che scatena le folle e soffre di sindrome di Asperger, è emblematica. La preoccupazione che qualcuno possa approfittare di queste persone esiste. Eccome se esiste…”.
Il rapporto con la madre Anna Marchesini
Virginia è stata cresciuta solo da sua madre Anna e le due erano legatissime. Virginia ha raccontato di una mamma affettuosa e presente, che l’ha spronata e sostenuta in ogni sua scelta. Entrambe innamorate della scrittura, una passione che condividevano e di cui Virginia ne ha fatto una professione.
Pochi mesi dopo la scomparsa è uscito il libro postumo – il quarto dopo Il terrazzino dei gerani timidi, Di mercoledì e Moscerine. – ‘E’ arrivato l’arrotino’ edito da Rizzoli. Nel libro sono presenti anche delle poesie di Anna scritte negli anni ’70 e ’80.
Alla presentazione del libro c’era la figlia Virginia. E in quell’occasione ha reso pubblica una struggente lettera per la madre Anna.
La lettera di Virginia a sua madre Anna Marchesini
Lettera ad un poeta, mia madre” di Virginia Marchesini
“Eccoci qua, poeta! A scriverti, le righe parlano e raccontano chi sei, forse era tutta una vita che aspettavi il senso vero di quel qualcosa che sapeva di fiori e di glicine misto a profumo di rosa e di natura umana, quella vera, e di sensazioni più intime, e di immediata bellezza e di gioiosa immensità.
Io mi ricordo bene quando tu lavoravi e stavi dietro ai miei vissuti di emotività e di ansia, e di quel vivere noioso e quotidiano; di quel qualcosa di vero, di quell’immaginario silenzio che il poeta era in grado di udire e di sentire; erano tutti in silenzio ad applaudirti e tu con il senso di una persona fragile e notturna, che rifletteva in una piccola barca di eterno temporale.
La nostra vita era così, mamma, quando il nido si è rotto e si è ricomposto con una voglia d’amore e di canzoni nostre, ti ricordi i nostri sorrisi? E i tuoi momenti bui con cui un poeta deve convivere, le ali di un uccello in volo erano la tua immagine preferita, le ore che scrivevi, correggevi, o chiacchieravi con gli amici al telefono, il tuo sorriso e le tue risate, i tuoi giochi di parole con cui amavi parlare, raccontarti e silenziosamente esprimerti nella correzione del tuo libro, occhi gioiosi e tanto immaginativi, erano in silenzio anche i tuoi ragionamenti, la tua grinta che nascondevi per paura di offendere le persone. Quando annaffiavi i fiori o andavamo in campagna o al mare mi ispiravi con poche o tante parole o con un semplice «come stai?».
Il senso della tua vita era quello di onorare i giovani e di istruirli e di «educarli all’arte » di andare da soli e in autonomia come me, anche se non ti ascoltavo, e tu mi rimproveravi per questo e io ti davo i baci dopo gli schiaffi. Erano tutti pronti ad aiutarci nel nostro rapporto e tu mi chiedevi e mi dovevi ripetere tante volte le cose prima che io le facessi; io ero una bella ragazza in preda alla paura e tu mi cullavi con le tue canzoni e le tue preghiere, ti potevo chiedere consiglio, dormire con te e stare in tranquillità con te, andare a fare shopping, andare a cercare emozioni insieme anche nel salone di un parrucchiere o di un estetista, o a portare il gelato alle amiche, o andare in macchina con una persona speciale e che ti voleva tanto bene, era tua figlia quella persona.
Tutto ciò che un poeta lascia di bello è un segno che rimane nel cuore eterno di una persona per sempre, e stare in mezzo agli altri, mamma, era la cosa che ti piaceva di più, e creare un dialogo con loro, anche solo con un semplice «benvenuto» o «buongiorno», era la tua situazione ideale, anche solo per vedere una lacrima scendere dagli occhi dei tuoi fan o una risata durante i tuoi spettacoli, o condividere con gli amici o con loro sorrisi e risate era il tuo piccolo mondo e non sempre tutto andava per il verso giusto.
Qualche volta era il destino a rovinarti le cose pure e semplici della vita, ma tu avevi il tuo solito modo di sdrammatizzare tutto anche per telefono e di ridere degli incidenti della vita e di ridere, ridere e ridere ancora di tutto, e anche piangere. Quando dovevi stare bene ti mettevi a truccarti e a pettinarti e a vestirti con il tuo solito vestito anni Cinquanta a palloncino rosa a strisce nere che comprammo insieme, ti mettevi il profumo alla rosa, rimmel nero, coprispalle rosa abbinato al vestito, scarpe di colori diversi o stivaletti neri con il tacchetto, il tuo solito rossetto marrone e il tuo lucidalabbra, ti mettevi accanto alle persone e ridevi o scambiavi un abbraccio con loro.
Mamma, ricordati che le cose belle sono nella vita semplice e nelle piccole e grandi sconfitte, quelle piccole vittorie che tu o noi ci prendevamo erano vittorie contro un mondo assurdo e banale che stava sempre a vedere le apparenze e mai il dettaglio o la sostanza delle cose.
Mamma, mi manchi e sarai sempre nei miei pensieri più intimi, cercherò i tuoi occhi in qualsiasi altro sguardo umano, ti ricordo e ti ripenso nelle nostre cene a letto e nei nostri abbracci notturni. Ti stringe forte tua figlia, quella ragazza che hai allevato e che sempre rimarrà tua”.
Il rapporto fra Virginia e Paki Valente
A fare da contraltare al rapporto meraviglioso fra Virginia e sua madre, c’è quello fra Virginia e suo padre. Dopo la morte di Anna Marchesini Paki Valente va in televisione dalla D’Urso e racconta di non vedere la figlia da anni e che ipotizza che questa scelta sia stata influenzata dai parenti materni.
Legge in tv una lettera indirizzata alla figlia: “Sono tuo padre e non smetterò mai di tentare di ricongiungerci. Ricordi quando da piccola ti chiamavo ‘cucciola di papà’? A te piaceva tanto. Mi chiedevi di ripeterlo all’infinito e io lo ripetevo, facevo il clown solo per vederti sorridere perché ancora non parlavi ed era l’unico modo per comunicare con te. Credimi anche quando ti dico che se tua madre fosse qui mi chiederebbe di fare quello che sto facendo. Lei non aveva previsto lo scempio che sta accadendo, causato proprio da chi dovrebbe preoccuparsi per te”.
Ma Virginia replica al padre: “lo diffido dall’occuparsi a qualsiasi titolo di me con dichiarazioni e prese di posizione, lo diffido inoltre dall’occuparsi della mia vita, dal momento che lui non solo non ne ha mai fatto parte ma ha cercato in tutti i modi di danneggiarla. Sono pienamente padrona delle mie decisioni. Scelgo io le persone da frequentare e coltivo con amore uno splendido ricordo della figura e degli insegnamenti di mia madre, l’unica, e sottolineo l’unica, che mi abbia cresciuta ed educata permettendomi di laurearmi con pieni voti e di continuare a studiare per il master che mi consentirà, spero, di realizzare la mia passione, quella della scrittura”.
La ragazza denuncia il padre per frasi diffamatorie, ma il Tribunale le dà torto. Il rapporto fra padre e figlia torna però nuovamente davanti ai giudici e sui giornali. Paki Valente infatti rivela che i parenti di Anna, con cui la ragazza vive dopo la morte dalla madre, vogliono adottare la ragazza.
L’ex marito della Marchesini crede che i parenti vogliano l’eredità e scrive una lettera a Dagospia. “Se non fosse stato per il mio avvocato, io non avrei saputo nulla e non potrei oppormi; e mi sarei ritrovato la mia unica figlia adottata da parenti di terzo grado. Le domande che mi pongo sono: ma se mia figlia non avesse ereditato un ingente patrimonio; costoro si sarebbero dati da fare allo stesso modo? E l’amministratore di sostegno permanente dello stato che ha il dovere di proteggere mia figlia: dove era?”.