Coronavirus, Ospedale di Monza: “Adesso siamo noi Codogno”

L’aumento di casi di Coronavirus ha messo in ginocchio gli ospedali di Monza e della Brianza che adesso chiedono aiuto alla regione.

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L’Italia intera sta aspettando di capire se nelle prossime ore ci saranno nuove regioni inserite nella fascia arancione o nella fascia rossa. Tra le candidate ad essere aggiunge nella fascia a rischio più elevato ci sono le due regioni in fascia arancione (Sicilia e Puglia), mentre l’Alto Adige ha già stabilito autonomamente di passare al lockdown. Tre le regioni, invece, che potrebbero essere inserite nella fascia arancione ci sono il Veneto, la Campania, la Toscana e la Liguria.

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Queste ultime tre rischiano addirittura di passare anche alla zona rossa. In Campania preoccupa la situazione nella zona di Caserta e di Napoli. Per il sindaco De Magistris un lockdown sarebbe addirittura tardivo. Anche il governatore della regione, De Luca, da diverse settimane spinge affinché venga dichiarato un lockdown totale. Sebbene in tutte queste regioni siano stati ravvisati degli aumenti di ricoveri, terapie intensive e decessi, quella che ha la situazione più grave risulta sempre la Lombardia. A preoccupare è la zona di Milano, ma anche e soprattutto la Brianza.

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Ospedale di Monza: “Adesso siamo noi Codogno abbiamo bisogno di aiuto”

L’allarme dalla Brianza è stato innalzato soprattutto dal direttore dell’Asst di Monza, Mario Alparone. Il dirigente sanitario ha spiegato al ‘Fatto Quotidiano‘ che gli ospedali sono al collasso sia per la mancanza di posti letto che per la mancanza di personale sanitario. La situazione è critica sia all’ospedale di Desio che al San Gerardo di Monza: “In questo momento Codogno siamo noi e abbiamo bisogno della stessa attenzione che abbiamo dato noi in fase uno agli altri”, spiega Alparone che poi sottolinea come la situazione sia aggravata ulteriormente dai contagi tra il personale medico.

In questo periodo di difficoltà sono state fatte assunzioni a tempo determinato, ma non sono sufficienti: “Abbiamo assunto 110 nuovi operatori, di cui 40 medici e il resto infermieri, ma avendo 340 operatori positivi a casa, parliamo di una goccia in confronto ad un esercito fermo”. I numeri dell’emergenza parlano da soli e Alparone ha già fatto richiesta alla Regione per poter sopperire alle assenze con l’ausilio dell’Esercito e della Protezione Civile.

Il dirigente ha anche richiesto l’aiuto delle altre strutture sanitarie della Regione, così da poter dislocare i pazienti e gestire l’esubero con maggiore serenità. In tal senso il paragone con Codogno vuole essere un richiamo alla solidarietà mostrata durante la prima ondata: “In fase uno abbiamo accolto tantissimi pazienti da fuori provincia. Non è il momento delle polemiche, però il trasferimento in altri ospedali è fondamentale, creare posti liberi non è possibile dalla sera alla mattina ma, quando lo hanno chiesto a me, io lo ho fatto”.

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