Il grande attore si è spento oggi nel giorno del suo 80esimo compleanno
E’ uscito di scena nel giorno dei defunti, il giorno che compiva 80 anni. E con questo coup de theatre si chiude il sipario. E l’Italia intera piange il suo più grande attore, quel mattatore istrionico che ha attraversato 50 anni di carriera con un talento unico.
Gigi Proietti è morto a seguito di complicanze cardiache. Era ricoverato in una clinica romana per alcuni problemi cardiaci già da qualche giorno, poi ieri sera le sue condizioni si sono aggravate ed è stato disposto il suo trasferimento in rianimazione. Purtroppo stamattina alle 5.30 la notizia del decesso. In Ospedale accanto a lui la moglie Sagitta Alter e le sue due figlie Susanna e Carlotta.
Una vita di teatro
“Che dobbiamo fa’? La data è quella che è, il 2 novembre” diceva spesso Gigi Proietti riferendosi al giorno del suo compleanno. Con un’autoironia eccezionale riusciva a stemperare tutto in una battuta. E la sua carriera inizia all’Università: “I miei ci tenevano alla laurea – raccontò una volta – io studiavo, si fa per dire, Giurisprudenza ma la sera mi esibivo. Poi il mio amico Lello, che suonava nella nostra band, una sera viene a vedermi e mi dice: ‘Devi fare questo’. Ho capito che recitare mi piaceva tantissimo, è diventata la mia vita. Ma per papà non era la scelta giusta, era preoccupato e mi ripeteva: ‘Prendi un pezzo di carta, se piove o tira vento è una sicurezza”.
E meno male che non diede retta ai suoi che lo volevano laureato, ma si diede al teatro regalandoci così uno dei più grandi attori che l’Italia abbia avuto. Anzi di più perché Gigi era una personalità potente, istrionica, trascinante.
Passa attraverso tutti in questi più di 50 anni di carriera. Dalla musica alle macchiette di Petrolini a Shakespeare. I primi successi arrivano da una cantina in zona Prati dove recita Brecht, poi va allo Stabile dell’Aquila. Ma il vero successo quello che lo porta al grande pubblico è nel 1970 quando sostituisce Domenico Modugno nel musical ‘Alleluja Brava Gente’ di Garinei e Giovannini. Assieme a lui c’è Renato Rascel. Da lì è una cascata di successi: Caro Petrolini, Cyrano, I sette Re di ROma, La cene delle beffe con Carmelo Bene. Nel 1976 scrive assieme a Roberto Lerici lo spettacolo che entrerà nella storia: A me gli occhi, please. E’ un trionfo. Lo stesso spettacolo lo riporterà in cena nel 1993, 1996 e 2000.
Poi la televisione. Recita in un Un figlio a metà, Italian Restaurant, e poi il varietà da Fatti e Fattacci a Fantastico. E poi Febbre di cavallo e nel 1996 veste i panni de Il Maresciallo Rocca ed è record di ascolti. Ma è il teatro il suo grande amore. Dopo il Brancaccio prende la direzione del Globe Theater di Roma e lo fa rivivere portando Shakespeare tutte le estati nella Capitale. Fonda una scuola di recitazione dove passano volti poi noti come Giorgio Tirabassi e Flavio Insinna. E poi anche il doppiaggio: è gatto silvestro in coppia con Lorett Goggi che fa Titti; presta la sua voce a grandi star di Hollywood da Marlon Brando e Dustin Hoffman. Ed è sua la voce di Sylvester Stallone in quell’indimenticabile ‘Adrianaaaa’.
In un’intervista a Repubblica di poche settimane fa disse “Chi è di sinistra resta di sinistra, anche se non sono mai d’accordo con quello che dicono”. Tifoso della Roma, amante degli animali, era innamorato della sua città e la sua città era innamorata di lui. “Ringraziamo Iddio, noi attori abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte, che nel teatro si replicano tutte le sere”, disse una volta Proietti. “Non ho rimpianti, rifarei tutto, anche quello che non è andato bene”.