Il risultato delle perizie disegna un altro possibile scenario del Giallo di Caronia. Gioiele sarebbe morto per soffocamento
E’ stato il giallo che ha tenuto con il fiato sospeso l’Italia durante l’estate. Ed ora, a mesi di distanza, con i risultati delle perizie in mano si prova a fare un po’ di luce su come sono andate le cose. Il procuratore di Patti, Angelo Cavallo, ha ricevuto alcuni risultati e ora può dire cosa può essere probabilmente successo quel 3 agosto nel bosco di Caronia.
I fatti del mistero di Caronia
Era il 3 agosto quando Viviana Parisi, quarantaquatrenne di Venatico in provincia di Messina, esce da casa in auto con suo figlio Gioele di quattro anni. Dice al marito che va a Milazzo, invece prende l’autostrada Messina-Palermo. Qui rimane coinvolta in un incidente. Scende dall’auto corre via, supera il guardarail ed entra nel bosco di Caronia. Per giorni si cerca Viviana e il piccolo Giole. Il corpo della donna viene trovato l’8 agosto a piedi di un traliccio dell’alta tensione. Gioele verrà ritrovato solo il 19 agosto ad appena 400 metri di distanza in mezzo ai rovi. Il suo corpicino è irriconoscibile.
Cosa è successo a Viviana e Gioele
La verità di quello che è successo esattamente a Viviana e Gioele non si saprà mai, ma i risultati delle perizie aiutano a delineare il quadro di quello che probabilmente è accaduto.
E dunque il procuratore Cavallo al Corriere della Sera prova a fare luce basandosi sulle ultime analisi. “La donna non presenta segni di morsi di animali di alcun tipo – dice il procuratore – né lesioni attribuibili a colpi inferti da terzi”. Dunque nessun’assassino o cani feroci che hanno aggredito mamma e figlio.
L’ipotesi che rimane più probabile vista la posizione del corpo e i risultati dell’esame autoptico è che Viviana si sia suicidata.
Più difficile capire cosa sia avvenuto a Gioiele dato che del piccolo sono stati ritrovati solo resti scheletrici. La tac ha evidenziato che non ci sono stati traumi importanti a livello osseo, dunque l’ipotesi dell’incidente in auto non regge.
“I vestiti di Gioele sono puliti e in macchina nessuna traccia di sangue. Difficile pensare che fosse moribondo – spiega il procuratore -. Direi non si può prescindere dal grave quadro psicologico in cui versava la donna. Come d’altra parte hanno riconosciuto subito i parenti stessi, a verbale, salvo poi cercare di ridimensionare la cosa a un leggero esaurimento da lockdown. A noi risulta che stesse male”. L’ipotesi che ora emerge è quella del soffocamento: “ci sta – conclude il procuratore – ma non lo sapremo mai con certezza”.
Dunque l’ipotesi che rimane in piedi è quella a cui la famiglia più si è opposta, ovvero quella dell’omicidio-suicidio. Le altre piste, animali feroci o assassini, sono state scartate dai risultati delle perizie. Il perché e come ciò sia avvenuto rimarrà però un mistero.