La proposta dell’Ispi, l’istituto per gli studi di politica internazionale: isolare solo gli anziani per evitare un lockdown generalizzato. L’analisi sul perché non funzionerebbe
La stragrande maggioranza delle vittime del Covid-19 sono gli anziani. Questo è un dato acclarato e da qui i ricercatori dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, si sono mossi per disegnare, numeri alla mano, i possibili scenari se si procedesse ad isolare la popolazione per fasce d’età.
Ne è venuto fuori uno studio interessante a livello teorico, ma difficilissimo da applicare sul piano pratico, nonché eticamente discutibile. Ma oltre a ciò anche sul piano teorico lo studio dell’Ispi lascia degli enormi problemi: servirebbero, anche con gli anziani confinati, comunque migliaia di posti in più di terapia intensiva. E per essere efficace davvero bisognerebbe mettere in lockdown anche le persone over 50. Ovvero si fermerebbe la società.
Le difficoltà che sta incontrando l’Italia come tutte le altre Nazioni è quello di fare compromessi fra salute ed economia. Si cercano soluzioni che evitino un lockdown generalizzato.
Anche la Francia ha studiato delle alternative, ma non ce ne sono. La situazione sanitaria sta degenerando e il nostro Paese sta scivolando verso lo scenario 4 descritto dagli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, ovvero quello in cui la pandemia è fuori controllo e sono indispensabili delle chiusure. Lo spettro del lockdown si avvicina dunque.
Lockdown per gli anziani: i numeri
I ricercatori dell’Ispi si sono mossi fra due estremi, ovvero lasciar circolare liberamente il virus e il lockdown generalizzato, cercando una via di mezzo che salvasse vite umane e contemporaneamente non affondasse l’economia. Questa via di mezzo sarebbe l’isolamento selettivo per età. Un sistema applicabile più in teoria però che in pratica.
“Pur con tutti i dubbi etici e le questioni politiche – spiega l’autore dello studio, il ricercatore Matteo Villa nelle parole riportate da Repubblica – è una soluzione che crediamo debba essere presa in considerazione da subito, vista la fase grave in cui si trova oggi la pandemia”.
Non applicare nessuna restrizione e dunque arrivare a quella chiacchierata e ben poco affidabile ‘immunità di gregge’ significherebbe avere migliaia di morti. Il 70% della popolazione si contagerebbe, ossia circa 42 milioni di persone e avremmo fra i 420mila e i 700mila morti. E considerando che se volessimo salvarne qualcuno dovremmo provarlo a mandarlo in terapia intensiva, ma le persone che ne avrebbero bisogno sarebbero 110 mila.
E tutto questo enorme sacrificio umano, che farebbe collassare il sistema sanitario, per avere degli anticorpi che secondo diversi studi non durerebbero che pochi mesi.
Il lockdown generalizzato sappiamo che blocca la circolazione del virus e salva dunque migliaia di vite, ma un prezzo economico enorme.
Dunque l’idea del lockdown selettivo. “Sarebbe sufficiente isolare gli ultra ottantenni per dimezzare la mortalità diretta del virus – dicono dall’Ispi – Se poi riuscissimo a isolare efficacemente gli ultra-sessantenni, la mortalità sarebbe dieci volte inferiore”. “Anche in uno scenario di diffusa circolazione virale nella popolazione più giovane, si scenderebbe da un eccesso di mortalità diretta per Covid-19 di 460.000 persone senza isolamento, a 120.000 (-74%) se si isolassero gli ultra settantenni e a 43.000 (-91%) se si isolassero gli ultra sessantenni”.
E’ indubbio che mettendo a riparo la fascia più fragile della popolazione avremmo dei benefici per quel che riguarda la pressione sugli ospedali: tre persone su quattro ricoverate in terapia intensiva adesso hanno infatti più di 56 anni.
Un Lockdown solo per anziani: perché non funziona
Un lockdown solo per gli anziani salverebbe davvero vite ed economia? Sarebbe davvero fattibile? Intanto c’è da dire una cosa evidente. Ovvero che se è indubbio che confinando gli over 60 la mortalità da covid-19 calerebbe drasticamente dovremmo comunque adottare misure precauzionali a meno che mettiamo in conto di avere 43 mila morti fra gli under 60.
Se pensate a L’ipotesi dell’ISPI si distrugge infatti sui suoi stessi numeri. Perché non potremmo comunque circolare liberamente nemmeno mettendo in lockdown tutti gli over 60 perché avremmo comunque migliaia di morti, 43 mila come dice l’analisi stessa. Inferiori certo ai 400 mila, ma comunque troppi.
Dovremmo dunque prendere delle misure severe anche in questo mondo popolato solo da under 60. Perché se non lo facessimo avremmo anche ben 26 mila persone bisognose di terapia intensiva e al momento in Italia abbiamo solo 6500 posti letto. E continuano ad esistere anche altre malattie, interventi e incidenti stradali che necessitano di ricovero in rianimazione.
Quindi anche nel mondo dei soli under 60 dovremmo stare a distanza, indossare la mascherina ed evitare assembramenti, e ci sarebbero comunque delle chiusure di alcune tipologie di attività per evitare la diffusione.
Confinamento solo anziani: il problema abitativo
Ma pure ammettendo che sarebbe una situazione economicamente meno devastante di un lockdown generalizzato, ci sono dei problemi pratici. Ed è lo stesso ISPI a dirlo. “Davvero un lockdown limitato alle fasce più anziane ne eviterebbe l’infezione? Ci sono molti dubbi al riguardo per la difficoltà di isolare le fasce d’età a rischio”.
Intanto dal punto di vista lavorativo gli ultra sessantenni sono il 9% della forza lavoro. Gli ultrasettantenni lo 0.5%. Dunque un lockdown mirato non potrebbe includere gli over 60 perché inficerebbe troppo sul lavoro.
E poi c’è la grande e irrisolvibile questione abitativa. Le persone anziane vivono spesso con persone più giovani e anche quando vivono tra di loro come nelle RSA ci sono persone che le accudiscono. E le case di cure come abbiamo visto la scorsa primavera più che luoghi protetti sono diventati focolai. “È impensabile trovare soluzioni abitative diverse per gli italiani ultra sessantenni – ha ammeso l’ISPI – un isolamento diffuso sul territorio, ciascuno nella propria abitazione”. Quindi ognuno stia a casa sua, sempre che non abbia figli più giovani con cui vive.
Lockdown anziani: la questione etica e morale
Infine la questione etica. La società è formata dalle varie fasce di popolazione che si intersecano fra di loro, come se fossero delle trame: ed è così che si crea il tessuto sociale. E più queste trame sono fitte ed intersecate più la tenuta sociale è forte. Togliere alcuni di questi fili vuol dire indebolire la società.
Gli anziani sono una risorsa non solo perché tengono i nipotini ai figli che lavorano, ma perché rappresentano la memoria storica di questo Paese, perché sono un collante della società. Inoltre confinare gli anziani vuol dire acuire proprio quello che è uno dei drammi più grandi degli over 70: la solitudine. Questa succede proprio quando le trame del tessuto sociale diventano meno fitte. Un filo da solo è debole, un filo assieme ad altri è forte.
L’operazione etica e morale che andrebbe fatta è tutelare gli anziani, non confinarli. Una società che allontana e rinchiude chi è più debole non lo sta affatto salvando, sta salvando solo se stesso.
Al di là delle implicazioni morali ed etiche il lockdown per i soli anziani non è comunque praticabile e presenta delle incognite sul piano economico. D’altronde nessun governo ha mai preso in considerazione un’ipotesi del genere. E non lo farà nemmeno l’Italia. Resta inteso però che gli anziani in questa pandemia vanno protetti – che è ben diverso che confinarli.