Ieri sera l’arbitro Giacomelli ha condizionato l’andamento di Milan-Roma con due rigori inesistenti, ma gli errori di ieri non sono i primi della sua lunga carriera.
Il posticipo del lunedì della 5a giornata di Serie A si è concluso con un pirotecnico 3-3 tra Milan e Roma. Una partita decisa dalle giocate dei singoli, ma anche dagli errori individuali. I rossoneri possono sicuramente recriminare con la sorte per l’assenza last minute di Gigio Donnarumma. Il portierone della nazionale, infatti, è stato fermato poco prima di poter scendere in campo perché positivo al Coronavirus. La sua assenza si è sentita sia in occasione del primo gol (Tatarusanu è andato a vuoto sul corner di Pellegrini) che in occasione del secondo, quando la sua mancata presa ha permesso il contatto tra Bennacer e Pedro.
Qualcosa da recriminare l’avrebbero anche sull’arbitraggio di Giacomelli: proprio nella seconda occasione, la concessione del rigore ai giallorossi è stata alquanto generosa. Tuttavia il direttore di gara ha riequilibrato i torti, concedendo un rigore al Milan altrettanto generoso. Se, quindi, dal punto di vista del risultato, l’arbitro triestino non ha influito in maniera decisiva, gli errori hanno contribuito a modificare l’esito e l’andamento della gara. Dopo i due rigori concessi, la partita si è “incattivita” ed i giocatori sono apparsi più nervosi in campo.
Il risultato della cattiva gestione della partita di Giacomelli è stato che il giorno dopo non si parla dei gol o delle prestazioni dei singoli, ma della direzione di gara dell’arbitro. Ad alimentare le critiche c’è l’ostinazione che il direttore di gara ha avuto nell’assegnare i due penalty, decidendo di non avvalersi del Var, uno strumento che gli avrebbe permesso di comprendere gli errori commessi. I tifosi, gli esperti e gli opinionisti si chiedono dunque se non sia necessario che si obblighi i direttori di gara ad avvalersi del supporto tecnologico quando si trovano di fronte a decisioni importanti.
Al di là della discussione generale sulla linea da adottare, c’è da considerare il fatto che Giacomelli non è nuovo ad errori condizionanti. Due su tutte sono le occasioni nelle quali il direttore di gara ha fatto scattare una polemica durata giorni: Napoli-Atalanta dello scorso anno e Lazio-Torino del 2017.
Quella tra i partenopei e gli orobici è stata una partita particolarmente nervosa e fisica. A mettere il match sul piano dell’intensità fisica è stata l’Atalanta, ma a renderla nervosa sono state le decisioni di Giacomelli. Prima non ha fischiato un rigore solare su Llorente (placcato da Kjaer) e poi non ha espulso Pasalic per una pedata sulla nuca a Callejon.
A quel punto l’incontro è diventato ingestibile, con i calciatori di entrambe le parti che entravano duri nei contrasti e cercavano pretesti per scontri verbali. La ciliegina sulla torta è stata l’espulsione di Ancelotti. Il tecnico era entrato in campo per placare i suoi dopo il rigore non concesso ed è stato espulso. Nel dopo gara l’allenatore ha rivelato: “Giacomelli? Mi ha detto ‘aiutami a sistemare le cose’, io gli ho chiesto ‘ma non hai il dubbio che possa essere rigore?’ e mi ha buttato fuori”.
Per giungere sino a questo incontro dobbiamo andare indietro sino al 2017. Anche in questo caso si è trattato di un incontro teso, nel quale i piemontesi hanno avuto la meglio portando a casa una vittoria. A recriminare in questo caso è stata la Lazio, prima per un rigore non concesso: Iago Falque toccò il pallone con una mano in area, ma Giacomelli decise che si trattava di un contatto involontario senza controllare il Var. Successivamente per l’espulsione di Ciro Immobile: l’attaccante è stato espulso per un fallo di reazione su Burdisso. Il difensore non venne nemmeno ammonito,, sebbene fosse palese che avesse spinto l’avversario alla reazione.