Il premier risponde al Maestro Riccardo Muti in seguito alle sue critiche al DPCM
L’ultimo DPCM firmato nella notte di domenica 25 ottobre sta suscitando continue proteste. Manifestazioni che sfociano in atti di guerriglia urbana: un’allarmante spia di un malessere sociale grave.
Protestano i ristoratori costretti a chiudere alle 18, protestano i gestori delle piscine, delle palestre e poi tutto il comporto dello spettacolo. La chiusura dei teatri e dei cinema ha fatto infuriare gli addetti ai lavori e non è stata accolta bene nemmeno da una parte della popolazione che sognava due ore di svago.
Il maestro Riccardo Muti ha scritto una lettera al Presidente Conte in cui sottolinea l’importanza dei teatri e delle sale concerto nella vita delle persone, come queste siano un nutrimento indispensabile per l’anima e rivendica l’attenzione alle misure di sicurezza che sono state prese dai responsabili dei teatri. E poi l’ appello affinché il premier riveda la decisione presa e riapra i teatri.
Oggi è arrivata la risposta del Presidente del Consiglio Conte che spiega come quella della chiusura sia stata una decisione sofferta, ma necessaria. In cui riconosce l’importanza primaria delle attività culturali, ma evidenzia come non sia possibile fare altrimenti ora per tutelare la salute pubblica.
Conte risponde a Muti
Ecco il testo integrale della lettera del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Maestro Riccardo Muti.
“Gentile maestro Muti, rispondo al Suo accorato appello, pubblicato ieri sulle pagine di questo Giornale [Corriere della Sera ndr] e ne approfitto per condividere con Lei e con i lettori alcune considerazioni.
Le Sue riflessioni mi toccano profondamente, e non credo abbiano lasciato indifferenti i lettori. Lei ha ragione: la decisione di chiudere le sale da concerto e i teatri è oggettivamente “grave”.
I concerti, le rappresentazioni teatrali costituiscono alimento per lo spirito, nutrimento per l’anima. Proprio perché grave è stata una decisione particolarmente sofferta.
Siamo stati costretti a prenderla perché l’obiettivo primario deve essere adesso recuperare il controllo della curva epidemiologica ed evitare che la sua continua ascesa possa compromettere l’efficienza del nostro sistema sanitario e, con esso, la tenuta dell’intero sistema sociale ed economico.
E’ una decisione che non abbiamo preso a cuor leggero perché siamo consapevoli che tutti i protagonisti del mondo dello spettacolo — artisti, musicisti, autori, imprenditori, tecnici, lavoratori — stanno soffrendo enormi difficoltà ormai da molti mesi.
I medesimi protocolli di sicurezza, se da un lato offrono maggiori garanzie di prevenire il contagio, dall’altro lato limitano fortemente la presenza del pubblico, contribuendo al generale depauperamento di questo come di altri settori di attività.
La gestazione di quest’ultimo Dpcm è stata particolarmente sofferta anche perché ho apposto la mia sottoscrizione al documento solo quando siamo stati sicuri, dopo le verifiche fatte presso il Ministero dell’Economia e con la Ragioneria generale dello Stato, di potere approvare, nel Consiglio dei Ministri che si svolgerà questo pomeriggio, un decreto-legge che consentirà di erogare, agli operatori economici e ai lavoratori colpiti dalle nuove norme, ristori immediati e misure di sostegno.
Anche l’esperienza che abbiamo maturato in questi mesi di grande difficoltà ci conferma che la cultura contribuisce a rafforzare l’identità di un intero popolo, agisce come volano per la coesione sociale, creando le basi – al contempo – per un dialogo che attraversa regioni e confini nazionali, aiutando a cogliere, nella propria e nell’altrui leggenda, il comune destino di finitudine dell’essere umano.
Il criterio che ci ha guidato non è stato quello di colpire indiscriminatamente un settore ritenuto “superfluo” rispetto ad altri.
Siamo invece intervenuti su tutti quei settori di attività — ristorazione serale e attività collegate, fitness, spettacolo — che offrono occasioni di socialità, elevate o meno che siano. Settori di attività che contribuiscono — direttamente e indirettamente — a generare assembramenti e aggregazioni di persone, e che generano, soprattutto nelle ore serali, afflussi sui mezzi pubblici e moltiplicano le occasioni di contagio.
Allo stesso modo, per decongestionare il traffico e le occasioni di contagio nelle ore diurne abbiamo incentivato lo smart working e il ricorso alla didattica a distanza nelle scuole secondarie di secondo grado.
C’è anche un altro aspetto da considerare. La riduzione delle occasioni di socialità e dei momenti aggregativi comporta anche la drastica riduzione del numero dei contatti personali. Questo agevola enormemente, in caso di persone che vengono sorprese positive al Covid-19, le operazioni di tracciamento e, quindi, alleggerisce l’attuale sovraccarico di lavoro dei dipartimenti di prevenzione.
Siamo costretti a fare questi ulteriori sacrifici.
Ma non intendiamo affatto rinunciare alla bellezza, alla cultura, alla musica, all’arte, al cinema, al teatro. Abbiamo bisogno del nutrimento che da queste attività ricaviamo e della capacità di sogno che queste ci suscitano. Intendiamo tornare al più presto a fruire di queste emozioni in compagnia, condividendo la muta armonia che si instaura in presenza di un vicino, anche se s-conosciuto. La nostra dimensione spirituale non potrebbe sopravvivere senza questa esperienza.
E’ con questo spirito, caro Maestro, che ci siamo assunti la responsabilità di operare scelte così dolorose. Ma le assicuro che, con il ministro Franceschini, siamo già al lavoro per far riaccendere al più presto microfoni, riflettori, proiettori, e per assicurare le premesse per un effettivo rilancio di tutte le attività dello spettacolo, confidando sull’impegno, sulle energie e sulle intelligenze di tutti.
L’appello di Muti
Di seguito la lettera che il Maestro Riccardo Muti ha pubblicato ieri sul Corriere. L’appello per la riapertura dei teatri.
“Egregio presidente Conte,
pur comprendendo la sua difficile responsabilità in questo lungo e tragico periodo per il nostro Paese, con la necessità improrogabile di salvaguardare la salute, bene supremo, dei nostri concittadini, sento il bisogno di rivolgerLe un appello accorato.
Chiudere le sale da concerto e i teatri è decisione grave. L’impoverimento della mente e dello spirito è pericoloso e nuoce anche alla salute del corpo. Definire, come ho ascoltato da alcuni rappresentanti del governo, come «superflua» l’attività teatrale e musicale è espressione di ignoranza, incultura e mancanza di sensibilità.
Tale decisione non tiene in considerazione i sacrifici, le sofferenze e le responsabilità di fronte alla società civile di migliaia di Artisti e Lavoratori di tutti i vari settori dello spettacolo, che certamente oggi si sentono offesi nella loro dignità professionale e pieni di apprensione per il futuro della loro vita.
Le chiedo, sicuro di interpretare il pensiero non solo degli Artisti ma anche di gran parte del pubblico, di ridare vita alle attività teatrali e musicali per quel bisogno di cibo spirituale senza il quale la società si abbrutisce.
I teatri sono governati da persone consapevoli delle norme anti Covid e le misure di sicurezza indicate e raccomandate sono state sempre rispettate.
Spero che lei possa accogliere questo appello, mentre, fiducioso, la saluto con viva cordialità”.